Gasolio, elettrico o maltodestrine?
Gasolio, elettrico o maltodestrine? Che il combustibile sia fossile, accumulato sotto forma di elettricità dentro una batteria, o il più nobile degli zuccheri, che il nostro organismo può utilizzare per alimentare la combustione nei muscoli, non sono impazzito, un punto di contatto c’è.
Perché il nostro corpo è come un motore, anzi, sarebbe meglio dire che il motore è un po’ come il nostro corpo. Molto più semplice, perché sa fare soltanto una cosa: bruciare in modo controllato un solo tipo di combustibile fossile per generare energia. Noi, invece, possiamo mangiare di tutto, anche se non con tutto rendiamo allo stesso modo…
Il fascino del motore
Il motore è senza dubbio una tra le più affascinanti invenzioni che l’uomo ha creato nel tempo, in un certo senso, a sua immagine e somiglianza. Non voglio essere blasfemo nel riferimento con l’opera del Padreterno, anche perché, spesso, quanto fatto dall’uomo, qualche difetto ce l’ha. I gas di scarico dei motori avvelenano l’aria che respiriamo. E dopo decenni di sfrenato sfruttamento delle risorse fossili del pianeta, beh, in termini d’inquinamento ambientale il conto sta arrivando salato come non mai.
Il tema è attuale ma a volte, troppe volte, capita che le ragioni economiche prevalgano sugli interessi reali del pianeta, di noi stessi che lo abitiamo. Se a questo aggiungete che siamo tutti un po’creduloni. Che lo stesso sistema che abbiamo creato ci educa a cercare soluzioni facili o immediate, quelle che dribblano i sacrifici quotidiani imposti dalle politiche dei piccoli passi. Ecco, allora, quello stesso sistema deve, ovviamente, offrirci anche le soluzioni, spacciandocele come tali, quando non le ha davvero. E sul tema della mobilità del futuro adesso ci raccontano come la soluzione siano le vetture elettriche. Con convinzione, perfino i governi offrono già oggi incentivi per l’acquisto di auto ibride o del tutto elettriche.
L’elettrico, conoscere per sapere
Torniamo, allora, a pensare al motore che spinge la nostra auto come ai nostri muscoli. Un’auto elettrica, pesa quasi il doppio rispetto a una vettura tradizionale e già qui, metaforicamente, è come voler correre una maratona con nostra moglie o nostro marito (se è magrolino…) sulle spalle.
Ok, mettiamola così: spreco più energia, che dovrò ovviamente generare, però non inquino… perché il motore che la produce è elettrico! Sì, ma, poi, come le ricarichiamo le batterie? Potenziare la produzione di energia elettrica è possibile, anche se, al momento, è difficilissimo. Giusto il nucleare raggiungerebbe lo scopo, ma il Popolo si è espresso negativamente sul tema con un referendum e quindi? Non voglio demonizzare l’auto elettrica, che nei centri urbani, soprattutto per i professionisti, in effetti, è virtuosa. Se da domani noi tutti comprassimo una macchina elettrica, che cosa succederebbe?
Ipotizzo una risposta?!? Alle sette, sette e mezza, rientrano per cena milioni di persone che, nello stesso momento, attaccano la spina per ricaricare le batterie… E si spegne la televisione nelle case, il forno a microonde, la luce. Poi, i lampioni per strada, le insegne, la sbarra del Telepass, i semafori… l’ospedale! Sapete che c’è? Siamo ignoranti. Non è un male assoluto, anzi, ognuno di noi ha diritto di credere e di fidarsi di chi si professa esperto degli argomenti che ignoriamo. Capite, però, che su certi temi, per come ce la raccontano, aprendo gli occhi potremmo accusarli di “circonvenzione d’incapace”?!?
L’alimentazione e il lavoro? Un’abbinata meravigliosa!
Quanti problemi nella nostra storia sono stati generati da soluzioni malpensate per risolverne altri. Non vado oltre, non è questo il luogo, ma avendo giocato su come anche noi siamo motori che possono rendere in modo assolutamente diverso grazie all’alimentazione, questo, sì, che interessa chi frequenta queste pagine. Noi, pur non funzionando a benzina, a gasolio o a energia elettrica, abbiamo capacità potenzialmente meravigliose.
Come dire: devi correre i 100 metri? Beh, ti serve un motore di cilindrata enorme, o perché no?, uno elettrico, che ha una coppia lineare, cioè pazzesca. Non importa quanto consuma, quanto peserebbero le batterie per alimentarlo a lungo, tanto deve fare 100 metri. E anche quando aggiungessi peso – se a ogni chilo di materiale che lo costituisce, metallo nella metafora, muscoli nel caso specifico, corrisponde un incremento di potenza superiore a quanto sprechi per portare in giro quella massa – chi se ne frega!
Le scorte di glicogeno: un mix tra alimentazione e integrazione
Fuori dal circolo metaforico che ho imbastito, per fare il centometrista dovrai concentrarti soprattutto su lavori di forza, ripetizioni brevi al massimo delle capacità, accelerazioni brucianti, con il massimo dei carichi. E ancora, mai lavori a digiuno, mai carenza di proteine dopo l’allenamento.
È vero, in parte anche per chi fa gare relativamente brevi: i pistard nel ciclismo, o chi si specializza nelle gare a cronometro, che di rado superano i 40 minuti. Questi atleti possono ambire ad andare solo a benzina super, impiegando, cioè, il più possibile le sole scorte di glicogeno che il nostro fisico ricostruisce e accantona con una buona alimentazione e un’opportuna integrazione alimentare.
I grassi, un combustile per l’endurance
Discorso del tutto diverso è quello di un maratoneta, o di chi punta alle lunghe distanze nel ciclismo, o ancora di un aspirante Ironman. Per prepararsi a questi sforzi lunghissimi, il fisico va abituato a centellinare le risorse di glicogeno e a preferire i grassi come combustibile.
Guarda caso, quello che dovrebbero fare le nostre auto per inquinare meno no?!? Una sorta di piccolo Diesel euro 6. Sì, proprio quel Diesel ora spacciato all’opinione pubblica come superato per ragioni d’inquinamento ambientale! In realtà, abbinando a questa tecnologia una carrozzeria leggera, fatta in materiali compositi stampabili, che peraltro costerebbe relativamente poco, potremmo avere auto più piccole, capaci di fare fino o forse più di 30 km con un litro di gasolio. Capite come tutto questo inciderebbe sul tema dell’ambiente?!?
L’obiettivo prima di tutto
Vabbè, gente, ho mescolato parecchi argomenti, in apparenza molto distanti tra loro, solo per mostrare come dovrebbe essere il buonsenso a indicare la strada e non l’ultima tendenza reclamizzata. Di quanto sarebbe importante domandarsi bene e capire quale sia la nostra vera ambizione prima di decidere la direzione da prendere. Infine, di avere la capacità di selezionare gli strumenti giusti e non quelli più esotici.
Nello sport è la stessa cosa: «Qual è il nostro obiettivo?». Deciso questo: «Come possiamo attrezzarci per ambire a diventare atleti più forti in quella disciplina?». Non è fantascienza, gli esperti veri spiegano che possiamo cambiare il tipo di motore che spinge il nostro fisico. Peraltro, attraverso il lavoro e l’alimentazione calibrata sul lavoro che andremo a fare, ci manterremo in salute, perché l’eventuale integrazione è commisurata al dispendio nutrizionale che si produce in quel particolare tipo di lavoro.
La qualità e la quantità che fanno la differenza
Informiamoci prima di decidere che cosa sia meglio fare, ascoltando le persone giuste, con il giusto spirito critico. Diffidando un po’ di chi promette tutto e subito, di chi ti racconta che certi alimenti siano da bandire o altri possano essere consumati a dismisura. Non sarà mai una dieta iperproteica a far lievitare la nostra massa muscolare, se tra una pausa sul divano e l’altra alterniamo, al massimo, una corsetta nel parco sotto casa.
E nemmeno ci asciugheremo come il più veloce degli etiopi per preparare la nostra maratona con il digiuno totale… In entrambi i casi, faremo solo danni al nostro fisico, perché anche se non esiste un alimento di per sé pericoloso, qualità e quantità sbagliate possono esserlo.
Gratis non arriva nulla
Se mi state leggendo, credo siate finiti nel posto giusto per cominciare a chiarirvi le idee e non per quello che posso raccontarvi io. Piuttosto, grazie alle parole degli esperti che scrivono con passione su questo magazine e che lo fanno con onestà, proponendo soluzioni concrete agli obiettivi che ognuno di noi potrebbe avere.
Allora, buon lavoro… o Work, se volete. E ricordate che gratis non arriva nulla!